Nel calendario giubilare, l’Epifania è l’ultimo passo. Dopo la chiusura delle tre Porte Sante romane il 28 dicembre, la chiusura finale a San Pietro sigilla liturgicamente l’Anno Santo. Non è solo una data, ma un passaggio di consegne: dall’eccezionalità del pellegrinaggio alla fedeltà del quotidiano.
Perché proprio l’Epifania
L’Epifania racconta la manifestazione di Cristo alle genti. È il respiro universale della fede. Concludere il Giubileo in questa solennità ci dice che la speranza celebrata per un anno non resta a Roma: riparte verso il mondo, come i Magi che tornano alle loro strade cambiati nel profondo.
Il rito a San Pietro: cosa avviene
La celebrazione prevede la Messa solenne e il rito conclusivo del Giubileo, presieduto dal Papa. È stato un momento unitario per la Chiesa: si è ringraziato per il cammino, si è affidato al Signore ciò che è nato in preghiera, riconciliazione e carità.
Il segno è semplice, il significato è profondo: ciò che abbiamo vissuto insieme diventa impegno personale.
Che cosa “finisce” e che cosa “resta”
Un anno in tre immagini
In memoria di Papa Francesco
Nel corso dell’Anno Santo, la Chiesa ha pianto la scomparsa di Papa Francesco, tornato alla Casa del Padre il 21 aprile 2025 (Lunedì dell’Angelo). Pastore vicino agli ultimi, aveva voluto il Giubileo della Speranza come invito concreto alla riconciliazione e alla misericordia. Il rito conclusivo dell’Epifania ha raccolto la sua eredità: una Chiesa capace di tenere accesa la fiaccola della speranza nella vita comune di tutti i giorni.
Un congedo che apre strade
Il Giubileo si chiude, ma il suo significato non si esaurisce. L’Epifania ci rimette in viaggio: come i Magi, torniamo alle nostre case con un orientamento nuovo. La Porta si richiude, ma la speranza resta spalancata: nelle famiglie, nel lavoro, nelle città. È lì che l’Anno Santo continua, uno sguardo e un gesto alla volta.






