Nel ritmo dell’Anno Santo, l’apertura delle Porte Sante inaugura il pellegrinaggio; la chiusura ne completa il significato. È un gesto sobrio e potente: richiudere la soglia non è spegnere la speranza, ma affidarla alla vita di tutti i giorni. Nel Giubileo della Speranza, questo passaggio avverrà in due momenti distinti tra fine 2025 e inizio 2026.
Le date importanti
Questa scansione in due tempi permette ai pellegrini di vivere un commiato ordinato: prima le tre basiliche patriarcali, infine San Pietro, cuore del cattolicesimo, dove il rito chiude il cerchio dell’Anno Santo.
Rebibbia: una Porta Santa speciale
Tra i segni più forti del Giubileo 2025 c’è stata l’apertura della Porta Santa nel carcere romano di Rebibbia, il 26 dicembre 2024: un gesto inedito, voluto per portare la speranza “oltre le mura” e ricordare che nessuno è escluso dal perdono.
Per la chiusura: il Dicastero ha stabilito che il 28 dicembre 2025 si concluda il Giubileo nelle Chiese particolari, criterio a cui si allineano anche i luoghi giubilari “speciali” della diocesi (come Rebibbia); gli orari e le modalità del rito locale sono indicati dalla cappellania. In assenza di una comunicazione ufficiale diversa, il riferimento resta dunque la data diocesana del 28 dicembre 2025.
Che cosa significa “chiudere” una Porta Santa
La chiusura non è una “fine”, ma un affidamento. Il segno liturgico riporta dentro la normalità la grazia ricevuta: il pellegrino torna a casa con una responsabilità in più: continuare nel quotidiano ciò che ha iniziato con il Giubileo. Anche per questo, la conclusione alle basiliche maggiori è pensata come azione corale: processioni sobrie, preghiere per la Chiesa universale, gesti di carità.
Un gesto che resta
Molti fedeli conservano con sé un segno del passaggio: una piccola croce o una medaglia, memoria discreta dell’Anno Santo. Durante le celebrazioni di chiusura, questo oggetto diventa un promemoria: il Giubileo non termina davvero, prosegue nel servizio, nella riconciliazione, nella speranza quotidiana.






